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VITIGNI DAL PASSATO PER I VINI DEL FUTURO

L’associazione G.R.A.S.P.O., ovvero Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biOdiversità viticola, nasce da un’idea di tre enologi con la passione per la ricerca attiva sul fronte del recupero di antichi vitigni abbandonati nella convinzione che la biodiversità possa essere una risorsa importante per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico che per una migliore diversificazione dei vini anche in una proiezione prettamente commerciale. 

Se le istituzioni preposte ed i centri di ricerca sono attualmente molto impegnati sul fronte dei vitigni resistenti, l’associazione sta verificando, con rilievi sul campo e microvinificazioni, le peculiari caratteristiche dei vitigni considerati perduti per accetarne le potenzialità, sia in purezza che come supporto ai vitigni storici. L’azione di G.R.A.S.P.O., anche grazie al supporto iniziale di alcuni consorzi di tutela e di tanti amici, si è sviluppata inizialmente nell’ambito del territorio Veneto ed in particolare in alta Lessinia dove storicamente non erano mai state attivate indagini in questa direzione. 

Successivamente abbiamo allargato la nostra attenzione anche ad altre realtà identificando varietà ed areali dove il recupero di una attenzione alla biodiversità viticola potesse essere strategica per delineare nuove prospettive produttive in contesto oggi piuttosto omologato. 

A Verona, purtroppo, la chiusura del Centro Sperimentale della Provincia a San Floriano ha, a nostro avviso, aperto un’emergenza più volte esternata da tante aziende che non trovano oggi adeguate risposte alle loro esigenze produttive. 

È lo statuto stesso dell’associazione a definire il campo di azione posto in essere in questa fase dal gruppo di lavoro che ha operato con questi obiettivi: 

1. identificare, catalogare e verificare vitigni antichi e minori a livello nazionale e internazionale. 

2. sostenere e promuovere l’identità di questi vitigni, della loro storia e dei diversi sistemi di coltivazione. 

3. attivare azioni di studio di ricerca per la valorizzazione di questi vitigni. 

4. coordinare iniziative tecnico-scientifiche e culturali tese al recupero e alla loro valorizzazione anche in sintonia con enti e istituzioni. favorire in questi areali la presenza dell’uomo, la conservazione dell’ambiente, dei vecchi vigneti e delle antiche forme di allevamento, della tutela del paesaggio e del mantenimento di un tessuto sociale e culturale presupposto per l’attivazione di processi di sviluppo rurale. 

Organizzare al meglio tutte questa attività ha quindi richiesto una preventiva azione di monitoraggio e di studio su quanto fatto fino ad oggi in queste specifiche direzioni incontrando in più occasioni, i responsabili dei centri di ricerca ed i più autorevoli ampelografi non solo nel Veneto ma anche di Friuli, Trentino, Sicilia, Piemonte, Toscana e tante altre regioni per individuare quali fossero oggi gli areali, le storie ed i vitigni per noi più interessanti. 

Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi. Va inoltre sottolineato come spesso accanto ad importanti progetti di conservazione dei vitigni minori sia quasi impossibile oggi reperire i vini di queste cultivar proprio per la difficoltà dei centri di conservazione di attivare micro vinificazioni rappresentative. Con grande umiltà e consapevolezza dei nostri mezzi abbiamo quindi iniziato questo percorso, anche grazie all’indulgenza ed al supporto di tanti amici, con lo specifico obiettivo di realizzare i vini che non sono mai stati fatti o che non fossero stati fatti da tantissimo tempo. 

Nello specifico quindi abbiamo propedeuticamente acquisito tutta una serie di informazioni utili al fine di identificare i vitigni su cui concentrare la nostra attività. Questo lavoro ha previsto una puntuale ricerca bibliografica, una validazione prima ampelografica e poi anche genetica delle varietà, lo studio del territorio su cui sono stati reperite, l’identificazione dei produttori custodi, il costante e puntuale monitoraggio fenologico, una sintetica descrizione ampelografica ed a seguire tutte le operazioni di raccolta, di vinificazione, di analisi e di imbottigliamento. Per le varietà più interessanti abbiamo anche prelevato le marze per analizzarne, nel prossimo futuro, il loro comportamento nei diversi areali. 

Un percorso condiviso o in tanti incontri con Istituzioni, giornalisti e produttori (con il titolo di Bastardi in culla), ovvero la biodiversità viticola, vitigni dal passato per i vini del futuro.

Bastardi perché questi vitigni sono stati abbandonati, dimenticati se non volontariamente esclusi dai nuovi modelli della viticoltura che più conosciamo. In culla perché sono il frutto dell’ultima vendemmia, quindi vini che per la loro immediatezza, per l’espressione degli aromi primari possono raccontare al meglio l’identità e la personalità di vitigni quasi a tutti sconosciuti ed una biodiversità espressiva alla quale non siamo abituati.

Sono ivitigni che G.R.A.S.P.O. ha individuato, seguito, studiato e vinificato negli ultimi tre anni di ricerca anche grazie a tanti viticoltori custodi.

Una esperienza di oltre 25.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando 150 produttori, eseguendo 250 prelievi di materiale vegetale con 150 analisi del DNA per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 10 nuove varietà di uva da vino e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 60 microvinificazioni. Un grande lavoro testimoniato dettagliatamente in pubblicazioni, articoli su testate generaliste e di settore, comunicato sui social come Associazione G.R.A.S.P.O.

Nel corso degli anni sono state attivate parecchie collaborazioni non solo con alcune importanti aziende del settore enologico ma anche

con i principali istituti di ricerca come il CREA di Conegliano, Veneto Agricoltura, Università di Verona e Catania, il CNR a Torino, la Provincia di Verona ed alcuni Consorzi di Tutela.

L’Associazione ha inoltre presentato alcuni dossier per l’iscrizione al Registro delle varietà della vite del Ministero. Questa pubblicazione fa quindi sintesi del lavoro fatto fino ad oggi e diventa lo strumento ideale per accompagnare le degustazioni di questi nostri particolarissimi vini. Si tratta di un testo realizzato proprio con questo scopo, un libro da bere, una esperienza che affonda saldamente le radici nei vitigni del passato ma che presenta o ripresenta sorprendentemente vini moderni che guardano al futuro. Non si tratta quindi di un mero catalogo dei vitigni che abbiamo vinificato ma di una esperienza immersiva in questo mondo dimenticato, fatto di storie di autentico eroismo se parliamo dei tanti viticoltori custodi che abbiamo incontrato ma anche un racconto di quanto gli ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni. Con umiltà ed attenzione abbiamo riportato i loro racconti che ci hanno aiutato a comprendere meglio gli aspetti tecnici e legislativi che sottendono le azioni di ricerca ampelografica. Lo abbiamo fatto abbinando ad ogni vitigno un custode, un ricercatore od un racconto con l’obiettivo di stimolare nel lettore la curiosità, non solo relativa al singolo vitigno, ma all’affascinante e complesso mondo della ricerca ampelografica. Abbiamo organizzato il testo anche in capitoli territoriali cercando di contestualizzare, dove possibile, i singoli vitigni nei relativi territori, sfida quasi impossibile, che comunque abbiamo voluto raccogliere per agevolare le aziende interessate dei singoli areali ad aiutarci adottando i vitigni a loro storicamente più prossimi. Le nostre attività, compreso questo libro, sono quindi finalizzate a trovare per ogni vitigno a rischio estinzione, un’azienda che di questo vitigno diventi custode, un progetto quindi di valorizzazione dove risulta fondamentale la relazione tra la storia dell’azienda, del territorio, del vitigno e del vino che arriva al mercato. Vini che devono mantenere, una chiara originalità, una specifica tutela perché testimoni vivi dell’unicità dei luoghi ai quali da sempre appartengono. Vitigni dal passato ma per i vini del futuro.

fondatori

ALDO LORENZONI

Enologo, dal 1998 al 2020 è stato Direttore del Consorzio Tutela Vino Lessini Durello e del Consorzio di Tutela Vini Soave e Recioto di Soave. Dal 2000 è stato Direttore dei Consorzi Arcole DOC e Merlara DOC. Animatore delle Strade del Vino del Soave, del Durello e dell’Arcole. È autore e coordinatore di numerose pubblicazioni sulla vitivinicoltura di questi territori. È stato promotore delle candidature e del riconoscimento delle colline vitate del Soave a primo paesaggio rurale di interesse storico italiano e le vigne tradizionali del Soave come patrimonio agricolo di valore globale del programma GIAHS – FAO. 

LUIGINO BERTOLAZZI 

Enologo presso affermate aziende veronesi, è esperto degustatore e divulgatore. Ha ricoperto ruoli tecnici presso Cantina di Soave ed è stato Presidente dell’Associazione Enotecnici Italiana Veneto Occidentale. Attualmente è Presidente di commissione per la valutazione dell’idoneità dei vini DOC presso l’ente certificatore Siquria e collabora come formatore con le principali istituzioni del settore vinicolo. Ha recentemente collaborato con l’azienda Monte Barro (Capo Verde) per indicare le migliori pratiche vitivinicole da seguire in zona tropicale. Partecipa alla individuazione e conservazione di vitigni residuali e altrimenti destinati ad andare perduti. 

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